martedì 20 novembre 2012

APPLICAZIONI

Alcune applicazioni tipiche del Taiji Meihua Tanglang tratte da una sequenza fotografica del Maestro Liu Guoshun.
Le tecniche così concatenate, sono tratte direttamente da taolu (forme) di livello intermedio.
L'immediata applicabilità delle tecniche e la loro efficacia sottolienano la validità del sistema e smentiscono chi spesso critica i sistemi tradizionali come antichi sistemi di combattimento rinchiusi in inutili forme.





domenica 4 novembre 2012

LE PAROLE CHIAVE DEL TANGLANG

Anticamente come in tutti gli stili tradizionali, vi era la necessità di fissare con l'inchiostro tutte le caratteristiche  del sistema in modo da poterlo trasmettere nel modo più fedele possibile: le origini, i principi, l'elenco delle tecniche, l'elenco delle forme, gli obiettivi da raggiungere, i precetti morali ecc.
Vere e proprie enciclopedie che il maestro caposcuola decideva di lasciare ad un solo erede: il discepolo prediletto.
Nel Tanglang esistono parole chiave per descrivere i principi cardini su cui si basano le strategie e le tecniche. Solitamente vengono utilizzate a gruppi di 4.
L'elenco e  il numero può cambiare di famiglia in famiglia ma i principi fondamentali sono sommariamente uguali per tutti.
I principi del Taiji Meihua Tanglang Livorno della famiglia Hao sono 12:

Master Slawomir Milkzarek
Lai (seguire)
Jiao (ingannare)
Shun (avanzare)
Song (premere)
Ti (sollevare)
Na (afferrare)
Feng (bloccare)
Bi (ostruire)
Zhan (prendere contatto)
Nian (incollare)
Bang (legare)
Tie (aderire)

martedì 16 ottobre 2012

QUESTIONE DI STILE

Tra le domande che ho ricevuto dai miei allievi o semplici persone che desideravano avvicinarsi al kung fu è capire cosa fosse il kung fu.
Difficile è far capire che esso è un insieme di scuole che quand'anche discendano dallo stesso insegnante, col tempo tramandandosi di maestro in maestro subiscono continue modifiche.
Quindi come per altri stili non è difficile incontrare due praticanti di tanglang che praticano la stessa forma in modo diverso, come anche all'interno delle sottofamiglie ci possono essere ancora differenze.
La mano posta in un modo diverso, una posizione piuttosto che un'altra fino anche alla totale differenza della stessa forma.
Per questo motivo non si può giudicare il kung fu tradizionale e lo stile di una famiglia, perchè unico.
Eventualmente e' la stessa comunità marziale a decretarne la buona o cattiva reputazione in base alla tradizione della scuola, alla fama, alle competizioni vinte e naturalmente alla presenza di eccellenti combattenti.
In ogni caso a parità di tecniche, le differenze di stile che si esprimono attraverso un movimento peculiare, esistono solo nella forma, nel combattimento reale questa differenza è rara.

Di seguito importanti maestri cinesi e non, praticano una delle tre forme più antiche dello stile: Lanjie. Ognuno col proprio stile, che come si vede si differenzia anche all'interno della stessa famiglia.

QI XING TANGLANG


MEIHUA TANGLANG

 

TAIJI MEIHUA TANGLANG


      

TAIJI TANGLANG

sabato 13 ottobre 2012

IL TANGLANG SECONDO IL CINEMA

Numerose sono le produzioni cinematografiche cinesi sul kung fu.
Questo cortometraggio sul tanglang quan (boxe della mantide religiosa), si distingue per il suo scopo promozionale.

domenica 9 settembre 2012

SISTEMI MILITARI

Incuriosito dalle discipline militari, ho deciso di acquistare un libro sul krav maga, il sistema di combattimento dei corpi speciali israeliani che sta avendo molto successo negli ultimi 10 anni.
Il libro è scritto da un italiano Giovanni Viscione che scopro tra l'altro vivere nella mia citttà natale, Reggio Emilia, allora è destino...
La decisione di scrivere un post su questo libro, nasce dalla necessità di discutere alcune critiche e stereotipi nei confronti delle discipline tradizionali.
Le critiche possono essere condivisibili ma nel momento in cui nascono per offrire un prodotto migliore (il proprio) rischiano di perdere di obiettività o di sfociare in un superficiale qualunquismo.
Nonostante le varie premesse e la consapevolezza che non si possono fare generalizzazioni, il sig. Viscione, arriva praticamente ad affermare l'inutilità delle discipline tradizionali.
Perchè rinchiuse in una tradizione che ne impedisce l'evoluzione.
L'allenamento attraverso le forme impedisce la ricerca dell'efficacia.
E non possono aver la pretesa di raggiungere in modo completo tutti gli obiettivi promessi: tradizione, benessere, spiritualità, efficacia.

mercoledì 18 luglio 2012

LE TRE FASI DEL WUSHU

Nel percorso marziale tradizionale, è facile perdere di vista l'obiettivo, soprattutto quando si ha davanti un programma fatto da miriadi di forme, tecniche, esercizi in coppia e armi.
Il tutto sembra voler incentivare la quantità e non la qualità.
La tradizione, per onorarla, impone che ne si custodisca l'intero bagaglio e che lo si tramandi come un dono di famiglia; tutto questo però diventa inutile se ne si ignorano il senso e i principi.
Inutile se non si conoscono i livelli di qualità a cui mirare.
E il livello più importante è alla fine...

Le semplici parole del maestro Yang Lin Shen, insegnante di stili interni.



lunedì 9 luglio 2012

COME TROVARE UN BUON INSEGNANTE

Huo Yuanjia
Trovare un buon insegnante è una cosa molto importante e difficile.Posso praticare la disciplina che mi piace di più ma se l'insegnante è pessimo, il mio percorso sarà una perdita di tempo.

Il mondo delle arti marziali tradizionali cinesi è frammentato in numerosissimi stili e anche all'interno della stessa scuola possono esserci differenze.
Per questa mancanza di omogeneità, né in Cina tanto meno in Italia, non esiste un'unica federazione a garanzia della qualità degli insegnanti di kung fu tradizionale.
Perciò l'unico modo per trovare un buon insegnante è attraverso la sua reputazione..anche se non sempre basta.
Perciò il consiglio è di affidarsi al proprio senso critico e all'istinto.

La maggior parte delle persone, penso non abbia molta disponibilità ne di viaggiare, né di spendere, quindi fossi un neofita, andrei a guardare tutti i corsi della mia zona.
Se si è fortunati si possono incontrare ottimi insegnanti in grado di trascinare indipendentemente dalla disciplina desiderata e in ogni caso, considerando che le arti marziali dovrebbero insegnare a maturare combattendo, ci si ritroverà comunque tutti allo stesso traguardo.
Chiaramente se si vuole assolutamente seguire una disciplina particolare allora dovremo raddoppiare le nostre energie ed essere più disponibili.

Yu Tiantang
Nell'immaginario collettivo alla parola maestro si associa il significato di maestria, cioè di chi eccelle in una specifica attività ma questa non è una condizione sufficiente per insegnare.
Diventa invece importante capire che il significato della parola maestro, deve racchiudere anche quella di educatore, cioè di una persona matura in grado di far crescere le persone attraverso una disciplina.
Non a caso nell'etica marziale cinese la crescita morale è più importante di quella tecnica.
Sarebbe molto fortunato chi dovesse trovare un abile combattente con grandi doti di educatore.

mercoledì 27 giugno 2012

L'ARTE MARZIALE TRADIZIONALE


Il problema che si riscontra spesso nelle discipline tradizionali è quello di passare molto tempo allo studio di tecniche e applicazioni senza allenare in modo concreto e reale il combattimento.
Alcune scuole si accontentano di allenare le applicazioni in modo controllato.
Altre delegano il combattimento alla pratica del sanda, avendo inevitabilmente due tipi di preparazione differenti (tradizionale e sportivo).
Le scuole di stili interni, si affidano allo studio del movimento, della posizione e della sensibilità.
Alcuni sistemi allenano la corta distanza e la continua pratica di routine e combinazioni.
Naturalmente ci sono le eccezioni, ma direi che questa è la media.
E' come se gli stili tradizionali avessero perso tutta la loro efficacia a causa del loro morboso legame con la tradizione e lo stile, perdendo la visione di insieme.
Un legame che sembra non permettere un corretto sviluppo di ciò che efficace.
In realtà non è tanto la tradizione o lo stile a bloccare l'arte marziale ma il modo distorto di allenare il combattimento.
Tutti gli esercizi praticati devono avere un risvolto pratico e non c'è miglior riscontro se non attraverso il combattimento libero.
Purtroppo questo tipo di allenamento, con le dovute protezioni, non è un esercizio del tutto scontato nelle discipline tradizionali.
Se fosse così, molte discipline si accorgerebbero dell'inadeguatezza del loro allenamento.
In questo, lo sguardo alle discipline sportive nate negli ultimi decenni, è stato molto utile e molte discipline tradizionali hanno cominciato ad assimilarne le metodologie.

giovedì 21 giugno 2012

LA FORMA

Penso che la forma, non debba essere vista come superflua perchè inevitabilmente influisce sulla sostanza.
Aiuta a crearla.
Essa risulta inutile quando rimane mero e vuoto contenitore. 
Come in chi non è giunto alla fine del suo percorso.
La prima forma che si impara all'interno della disciplina marziale è su come comportarsi all'interno della palestra: il saluto,  il rispetto per l' insegnante, per i propri compagni ecc.
Attraverso questa forma (un rituale) si costruisce pian piano la sostanza (un valore).
Per il principiante sarà un po' come un bimbo che impara per la prima volta a salutare quando si incontra una persona. Non ne capirà il vero motivo e sarà solo una buffa nozione. Ma grazie alla fiducia nell'insegnante e con l'aiuto del tempo, l'allievo comprenderà il vero significato di quel gesto rendendolo più sentito e naturale.

La stessa cosa sarà per la forma intesa come studio della tecnica, la pratica a solo di taolu, combinazioni, studio del movimento ecc.
La forma all'inizio sarà come una nozione, ma col tempo diventerà una cosa istintiva.

Purtroppo nelle discipline tradizionali, si rimane spesso schiavi della forma convinti che l'efficacia si nasconda nei meandri di quelle tecniche concatenate.
Chi fa questo non è arrivato ancora alla fine del suo cammino e confonde la forma con la "sostanza"  ignorandone il suo vero significato, che non è quello di muoversi come nella forma ma di assimilarne l'idea, comprenderne i principi e integrarli con il resto della preparazione.

Altrimenti la nostra preparazione risulterà vuota come una poesia imparata a memoria.

domenica 17 giugno 2012

COMBATTIMENTO LIBERO

In questo primo post, vorrei condividere questi video che contengono il vero cuore di una disciplina marziale tradizionale. Purtroppo sembra un paradosso ma vi sono ancora molte scuole tradizionali che hanno un'idea troppo distorta del combattimento.
Il primo, della scuola del maestro Brendan Tunks (Qi xing tanglang Australia), mostra un allenamento molto raro purtroppo tra le discipline tradizionali: il combattimento libero, lo sparring.
Qui si nota come esista un concreto tentativo di combattere in maniera tradizionale, senza scendere in ridicole posizioni o tecniche. L'uso del corpo è tradizionale ma allo stesso tempo moderno e naturale.
I moduli di allenamento presentati qui sono due ma ve ne possono essere altri.
Il primo scambio viene effettuato a mani aperte al viso e pugni al corpo il tutto senza l'ausilio di protezioni.
Questo tipo di lavoro ovviamente non può essere affrontato da principianti, ma da praticanti di medio alto livello.
Il secondo è con le protezioni compreso di caschetto integrale per garantire il massimo della sicurezza.


Il prossimo video è della scuola del Maestro Slawomir Milkzarek (Qi xing tanglang Polonia)
Si tratta di un combattimento libero, molto breve in cui si nota l'uso di un particolare modo di portare i pugni a braccia tese tipiche dello stile.
Al contrario del primo video i due combattenti portano i colpi in modo molto e reale e deciso, con la vera intenzione di colpire l'avversario. Un combattimento vero e proprio più che un allenamento.


In entrambi i casi, l'uso del corpo (shenfa) è molto naturale, qui non vi è più forma. 
La forma intesa come cura della tecnica, del movimento e della posizione è solo propedeutica a questo scopo e non bisogna rimanerne schiavi.
Ad un certo livello diventa indispensabile avvicinarsi sempre più alle dinamiche del combattimento reale in modo che la nostra stessa preparazione diventi reale e non immaginaria come spesso accade nelle discipline tradizionali. L'uso delle protezioni è indispensabile e fondamentale per una pratica sana. Ma chi procede nel percorso deve arrivare a gestire confronti anche privi di protezioni, affidandosi al proprio condizionamento fisico.Questo è il reale obiettivo di un vero praticante di arti marziali.